Voglia di cioccolata

A chi non è mai capitato di provare un forte desiderio di qualcosa di dolce, in particolare di cioccolata, e di provarlo proprio ogni qual volta la vita non soddisfa le nostre aspettative. Quando seguiamo il nostro impulso irrefrenabile di cioccolata non facciamo altro che soddisfare la nostra fame emotiva: esiste infatti un legame tra emozioni e cibo che può diventare pericoloso inducendo fenomeni di malnutrizione che, protratti nel medio e lungo periodo, possono portare gravi problematiche tra cui fenomeni di dipendenza. La cioccolata, in particolare, è un alimento che contiene due analoghi di anandamide, simili a quello dei cannabinoidi responsabili dell’euforia provocata dalla cannabis; inoltre, il desiderio di cioccolato è generato anche dalla sua interazione con i sistemi dei neurotrasmettitori (primi fra tutti la dopamina, la serotonina e le endorfine) responsabili dell’appetito, della soddisfazione e della regolazione dell’umore: e’ per queste ragioni, dunque, che dopo aver assaporato la cioccolata proviamo un senso di sollievo. Quella mancanza d’affetto può essere un segnale di una antica ferita riaperta dalle inevitabili difficoltà sentimentali della vita. Come si risolve? Non certo abbusando di cioccolata, palliativo temporaneo, ma arrivando alla consapevolezza che se ci sono state delle mancanze nelle figure di riferimento non abbiamo un esempio solido a cui ritornare nei momenti di crisi. In queste situazioni è facile sperimentare la sfiducia in noi stessi e quindi l’incapacità di volersi bene, poiché solo se noi ci amiamo riusciamo a superare le difficoltà e possiamo amare e ed essere amati. La vita non è semplice, ma non per questo deve essere irrimediabilmente complicata, tanto da impedirci di vivere a pieno senza compensare con il cibo o altro le nostre mancanze. Il rapporto conflittuale con il cibo infondo rappresenta il conflitto che sentiamo dentro di noi.
Identificare le emozioni, quelle che ci spingono verso il cibo e che ci fanno abusare in questo caso del cioccolato o di altro, non sono altro che un palliativo per non sentire dolore: ora, quel dolore che le emozioni esprimono, in realtà, non è altro che la difficoltà di esprimersi, di essere se stessi. Quindi gli stati emotivi legati all’assunzione di cibo hanno il ruolo di alleviare la sofferenza che si nasconde dentro di noi: la solitudine, l’ansia , la delusione, le paure, la rabbia ecc. Queste sofferenze sono i segnali che è arrivata l’ora di iniziare a pensare a un cambiamento nella nostra vita.
Riconoscere queste emozioni e i pensieri disfunzionali che comportano ci dà la possibilità di fermarsi per prendersi cura di sé, per stare meglio!

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